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Subject:
Eutanasia per Gatto Tattoo
4 Marzo 99
Quante cicatrici ci sono sul mio cuore, da domandarsi se ci sarebbe
ancora un po' di spazio per altre. Si certo, passera' il tempo e il dolore
sembrera' che si dissolva con i giorni, con i mesi e con gli anni, ma
ogni volta che mi volto indietro a guardare rivedo tutte le cicatrici la' ,
asciutte perche' non sanguinano piu', ma ancora altrettanto dolenti e
piene di aderenze che si diramano ovunque e che hanno forgiato
quello che adesso sono.
E io non riesco a non pensare a questo ultimo enorme dolore per
Gatto Tatoo, non riesco a non pensare a quel pulcino (come lo
chiamavo io ) accucciato sulle mie gambe col corpicino cosi'
abbandonato, rilasciato, da sembrare che quasi volesse essere tutt'uno
con me, senza una reazione, tranquillo (o cosi' mi e' piaciuto crederlo)
mentre noi tre, ognuna con una gran pena nel cuore, parlavamo del
suo stato di salute per confermarci a vicenda se quello che stavamo per
fare fosse giusto, fosse davvero necessario, fosse l'unica alternativa,
fosse un bene per lui, se davvero non ci fosse piu' nessuna speranza,
se davvero fosse ingiusto continuare a torturarlo con cure inutili e
dolorose, se davvero fosse sbagliato il tentativo di umanizzarlo
costringendolo a cure di cui tutti ormai conoscevamo l'inutilita' e a cui
lui non voleva piu' sottoporsi e che cercava di sfuggire nascondendosi e
rinunciando cosi' anche al conforto delle ginocchia e delle coccole.
Domande la cui risposta era stata ovvia da giorni, ma domande troppo
difficili per poter dare una risposta anche col cuore oltre che con il
buon senso, perche' amore e razionalita' non vanno quasi mai a
braccetto, perche' la pena e il dolore non sono la stessa cosa, perche'
ogni volta che mi avvicinavo a lui e facevamo "muso muso" lui sembrava
non voler smettere piu' , lo faceva con cosi' tanta forza e insistenza che
sembrava volesse dirmi "sono nelle tue mani, ti prego non farmi del
male, mi fido di te, ma non tradirmi". Ed io ora sono qui ancora a
piangere perche' il mio cuore non riesce a rispondere alla domanda
"l'ho tradito?" e per rispondermi devo costringermi a ricordare che la
febbre gli era salita ancora di piu', che le ultime analisi del sangue erano
molto peggiorate nonostante altri 7 giorni di flebo, che poi erano
peggiorate anche quelle delle urine, che il suo corpicino era
un'esplosione di leucociti a cui nessun antibiotico era capace di porre
rimedio, che il suo stomaco era sempre vuoto perche' non riusciva piu'
a mangiare, e che questo era relativamente poco rispetto all'altra
malattia che aveva. Ma e' come se il mio cuore parlasse un'altra lingua
e appena finisco di rispondergli lui ricomincia a chiedermi "lo hai
tradito?".
E si e' addormentato cosi' ancora sulle mie ginocchia dovendo
sopportare solo gli ultimi due dolori, provare la febbre (avrei potuto
risparmiarglielo perche' avevo sentito con le labbra che era ancora alta,
ma avevo sperato di essermi sbagliata e che fosse scesa) e subire
l'ultima iniezione della sua vita, quella a cui si e' ribellato con forza
perche' gli ha fatto male, quella che pero' in pochi istanti l'ha
addormentato accucciato ancora sulle mie ginocchia e avvolto in un
mare di carezze e di lacrime.
E ora resta solo quella domanda che non trovera' mai una risposta,
vera' semplicemente fatta sempre piu' sottovoce finche' i rumori della
vita la copriranno, e resta tutto quello che non c'e' piu', quel gattino
malato che a quest'ora proprio qui, mentre scrivevo al computer,
veniva ad accucciarsi sulle mie ginocchia e per ore non si muoveva
piu', quasi che lo stare qui e il sentire le mie mani che lo accarezzavano
lo facessero sentire rassicurato, quel gattino un po' selvatico che ha
sempre schivato coccole e carezze e che invece ultimamente ogni
notte veniva a dormire sulle mie gambe quasi che lo starmi vicino, il
piu' contro possibile lo facesse sentire al sicuro. Ma era al sicuro? L'ho
tradito?
Ecco, questa sono io, questo e' quello che e' successo ieri, 22 ore fa.
Io qui con la mia amica e la dottoressa veterinaria abbiamo messo fine
alla vita di Gatto Tatoo. Ho voluto scrivervi quello che provo perche' e'
un'esperienza di vita che credo sia giusto conoscere, per ricordarvi di
non avere paura della sofferenza, e che in fondo per quanto dolorosa
sia una scelta, bisogna prima o poi affrontarla.
Vi scrivo qui di seguito la storia di quello che e' successo nel caso
voleste saperlo, anche se non credo sia molto importante e sopratutto
non trovo le parole per riassumere e per darvi un'idea concreta di
tutto quello che e' successo. A tal proposito vi avevo scritto due volte a
dicembre e gennaio chiedendovi aiuto ma forse nemmeno la seconda
lettera vi e' arrivata.
Tatoo (2 anni e mezzo) era malato dal gennaio del 98 di una malattia
che per un anno non e' stata decifrata e che gli dava tremendi tormenti
alle orecchie, al musetto, alle zampine (croste, pus, prurito,
infiammazione), sintomi che andavano e venivano per i primi mesi ma
che poi hanno cominciato ad esserci sempre, piu' o meno forti, piu' o
meno dolorosi. Per un anno abbiamo girato diversi veterinari sperando
che qualcuno ci sapesse dire di che cosa si trattava e di trovargli
comunque una cura e per un anno abbiamo tentato con antibiotici e
cortisone e pomate e omeopatici, insomma tutto quello che ci hanno
proposto l'abbiamo fatto con parecchia sofferenza per lui e per noi e
senza mai un risultato convincente. Poi a dicembre ha cominciato a
mangiare pochissimo e a bere acqua a dismisura ma il veterinario che
lo seguiva in quel momento, poco attento, ha sottovalutato la cosa
dicendoci che era causa del cortisone, gli ha fatto l'analisi delle urine,
secondo lui non erano cosi' male e ha detto di non preoccuparci.
Finalmente siamo andati da uno specialista dermatologo ma Tatoo era
ormai cosi' magro da fare impressione e il medico l'ha trovato
disidratato. Lui ha detto che era convinto si trattasse di: "penfico
fogliaceus" ( una rara malattia del sistema immunitario), che poteva
tentare di curarla con degli immunodepressivi (piu' o meno la stessa
tecnica che si usa coi trapianti d'organo negli umani), e che le possibilita'
di guarigione erano imprevedibili, che pero' se anche fosse riuscito a
tenere sotto controllo la malattia ci sarebbero rimaste tutte le altre a cui
sarebbe stato soggetto dal momento che i medicinali gli avrebbero tolto
le sue difese, che comunque prima di iniziare la cura bisognava
rimettere in sesto il gatto facendogli delle flebo sottocutanee di 60 cc.
almeno due volte al giorno e aspettare che riprendesse a mangiare.
Intanto gli ha fatto il prelievo del sangue per avere un quadro completo
del suo stato generale.
Era una notizia drammatica ma al momento ero felice di sapere che
almeno si fosse scoperto di cosa si trattasse e che si potesse tentare di
curarlo. E cosi' iniziamo a fargli le flebo. Due giorni dopo ci telefona il
medico a casa per dirci che dalle analisi risulta una forte insufficienza
renale (la creatinina che ha valori normali fra 0.6 e 1.8 era infatti a 3.3)
e c'e' un eccesso di leucociti . Comunque bisognava fargli subito
un'ecografia per vedere quale tipo di danno renale ci fosse, l'ecografia
era buona e cosi' ci ordina di fargli un mare di antibiotici per tentare di
riportarlo a valori normali (oltretutto con quei valori non avrebbe
potuto assolutamente fargli le cure per il penfico dato che tutte hanno
la caratteristica di danneggiare i reni). E da sono incominciati il e la
diarrea, di mangiare nemmeno l'idea e allora abbiamo dovuto iniziare a
fargli oltre alle 2 sottocutanee anche le flebo in vena e cosi' abbiamo
passato 14 pomeriggi li dal veterinario tenendogli la zampina tesa
perche' le gocce della flebo potessero defluire. E intanto i prelievi del
sangue, le analisi delle urine, e tutto il resto e non posso dire quante
sofferenze ha subito; finalmente con l'esame delle feci scopriamo che
ha anche dei parassiti intestinali.
Poi a un certo punto sembra che le analisi migliorino (salvo i leucociti
che sono aumentati e non si sa' perche'), ricomincia a mangiare un po'
sembra stare meglio e ci consigliano di fargli flebo per un'altra settimana
per vedere di far scendere i valori dei reni al miglior livello possibile ma
intanto lui ricomincia a non mangiare piu' e le analisi seguenti hanno i
valori della creatinina di nuovo aumentati ma peggio ancora i leucociti
sono altissimi, c'e' chiaramente una grave infezione in corso ed e' grave
perche' sta prendendo da quasi un mese ben 2 antibiotici. Chiediamo
di tentare con altri antibiotici ma ci dicono che non e' il caso visto che
sta gia' prendendo un sulfamidico per i parassiti intestinali. Smettiamo
comunque le flebo perche' sarebbe inutile farne altre e continuiamo
con quelle sottocutanee. Ci chiedono di fargli fare un'altra ecografia
sperando di vedere dove sta' questa infezione ma non abbiamo voluto:
cosa serve traumatizzare di nuovo Tatoo nella speranza di vedere
dove c'e' un'infezione se poi quell'infezione non si e' in grado di
curarla? E Tatoo sembra stare sempre peggio e io comincio a sentirmi
una criminale ogni volta che gli devo fare le flebo sottocute, lui non ne
vuole piu' sapere, piange e soffre quando gliele faccio ma so che se
non gliele faccio lo condanno a morte perche' un gatto con
un'insufficienza renale dovra' comunque, anche se stara' bene, fare
almeno due flebo sottocute al giorno per tutta la vita per poter
sopravvivere. Ho il dubbio che con queste prospettive, il nostro sia
solo un "accanimento terapeutico" (come si dice per gli umani), Tatoo
non ha alcuna speranza di una vita decente, e poi, in quelle condizioni,
potra' mai fare le cure per il penfico e se dovesse iniziarle come
reagiranno i suoi reni e a quali altre malattie e cure e prelievi e
sofferenze andra' incontro? E intanto aveva due orecchie gonfie e rosse
da far paura e che continuava a sgrullare perche' gli facevano un gran
male, con le croste che gli aumentavano ogni giorno, la fronte tutta
spellata e anche quella piena di croste che lui stesso tentava di grattarsi
e poi urlava per il male e io comunque non me la sentivo piu' di
costringerlo a sottoporsi a tutte quelle iniezioni, a quegli esami, a quelle
visite, che io chiamo continue torture.
Sono rimasta qui a valutare ogni cosa, a rivalutarla e a rivalutarla ancora
fra una lacrima e l'altra per due giorni. Finalmente ho trovato il coraggio
e siamo tornati dal veterinario con Tatoo sereno, in braccio, avvolto
nella sua copertina che si guardava intorno tranquillo e interessato al
mondo. Quando siamo arrivati abbiamo spiegato alla dottoressa che
Tatoo non mangiava piu' e che eravamo convinti dell'inutilita' di tutte le
cure che gli stavamo facendo e che a nostro avviso l'unica cosa "umana"
era l'eutanasia. Ma lei ci ha detto che nulla era cambiato e quindi
perche'prendere una decisione del genere, che era comunque meglio
aspettare altri 7 giorni che tornasse lo specialista (dopo la prima
settimana di cure era partito in vacanza per tre settimane) che lui forse
avrebbe saputo valutare meglio la situazione.
Insomma ci ha fatto sentire come due assassini e abbiamo continuato a
sentirci tali anche dopo che fatte davanti a noi le analisi delle urine,
anche queste erano peggiorate, c'erano un sacco di leucociti anche li e
c'era anche del sangue e lui soffriva alla palpazione dei reni. Insomma,
non era vero che non era cambiato niente, era peggiorato, e molto, in
soli tre giorni e aveva anche un po' di febbre, ma ormai non ce la
sentivamo piu' di chiedere l'eutanasia e lo abbiamo riportato a casa
decisi ad aspettare fino al lunedi' seguente con una nuova ricetta per
un altro antibiotico sperando che quello avrebbe fatto il miracolo. E
invece non l'ha fatto perche' ieri mattina aveva la febbre alta,
continuava a non mangiare e si vedeva che stava davvero male.
Inoltre da due giorni non accettava piu' le cure e per evitarle andava a
nascondersi rinunciando anche al caldo e alle comodita' della casa, si
rincantucciava qui fuori sul davanzale della finestra e stava li a tremare.
E allora le soluzioni erano solo tre, seguire la sua volonta', smettere le
flebo e vederlo morire di giorno in giorno fra un attacco di vomito e
l'altro e con la febbre altissima; continuare le cure e probabilmente
vederlo morire lostesso o magari non vederlo perche' avrebbe cercato
in qualche cortile qui accanto un posto tranquillo dove andare a morire
in pace, o tenerlo fra le braccia e fargli l'ultima, sia pur dolorosa,
iniezione e smettere di farlo soffrire?
Ho richiamato la dottoressa e lei stessa ha detto che se gli era tornata la
febbre non c'era piu' niente da fare e ha proposto di venire qui lei
stessa per fargli l'iniezione. E cosi' e' stato. Dopo l'iniezione si e'
addormentato tranquillo con le mie coccole e solo quando ormai era
completamente inerte l'ha messo sul tavolo e gli ha fatto quella
definitiva. Poi lo abbiamo avvolto nel suo asciugamano e messo nella
sua vecchia cuccia e la dottoressa se l'e' portato via per farlo cremare.
Ecco qua. Una storia triste, una storia che mi fa soffrire terribilmente
anche perche' sono convinta che non e' mai stato curato bene e che ci
sono stati grossi errori da parte dei medici, ma da parte nostra credo
che sia stato fatto tutto il possibile e forse, se avessimo fatto un po' di
meno gli avremmo evitato tante sofferenze inutili, anche se sono
convinta che lui sapesse che quello che gli facevamo era perche' era
malato e per farlo guarire, perche' non si e' mai sottratto e solo nei
momenti in cui il dolore era molto forte si dibatteva e cercava di
scappare. Forse negli ultimi due giorni aveva sentito che le cure non gli
facevano piu' niente e per questo tentava di evitarle.
Posso aggiungere solo che lo specialista, una volta vista la malattia dei
reni e consultandosi con un internista aveva ipotizzato un "lupus" e
l'aveva poi scartato perche' mancavano dei "sintomi" (non ricordo
quali) che normalmente fanno parte del quadro di quella malattia, ma
visto come sono andate le cose forse era proprio cosi'.
Stella
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